08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
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Curare il diabete di tipo 1 e 2 è possibile
con un programma alimentare in 21 giorni messo a punto dal medico statunitense Gabriel Cousens





















Sì …il diabete di tipo 2 è una malattia curabile.
Malgrado la medicina allopatica sostenga che il diabete di tipo 1 e 2 sono incurabili, la nostra esperienza clinica quotidiana ci dimostra che in 21 giorni il 53% dei diabetici di tipo 2 e il 30% dei diabetici di tipo 1 riesce ad abbandonare i farmaci e a raggiungere un livello di glicemia normale a digiuno pari a 85, o al di sotto di 100. Sulla base dei miei trentacinque anni di esperienza clinica, dell’esperienza dei centri che si occupano di terapia con alimenti vivi e vitali e considerando che già negli anni ’20 del secolo scorso il dottor Max Gerson riuscì a guarire dal diabete Albert Schweitzer grazie proprio ai cibi vivi, posso affermare che ormai il fatto che il diabete sia una malattia curabile è cosa risaputa nella comunità che segue questo tipo di alimentazione. Il diabete non è una sentenza immutabile; non è la nostra condizione naturale ed è diventato un problema di proporzioni pandemiche solo a partire dagli anni ’40 del secolo scorso. La parola pandemia deriva dal greco pan che significa “tutto”, più demos che significa “gente o popolazione”. Da qui “pandemos” o “tutte le genti”. Una pandemia è un’epidemia che si diffonde largamente e affligge intere regioni, continenti o il mondo intero. Questo libro cerca di scavare in profondità tra le cause del diabete sia a livello di pandemia globale sia a livello individuale e fornisce al lettore un programma per passare rapidamente dalla disperazione di una fisiologia diabetica alla gioia di una fisiologia sana.



Anche se molte persone hanno una suscettibilità genetica nei confronti del diabete di tipo 2, le vere cause (che attivano la potenziale fisiologia genetica del diabete) stanno nello stile di vita individuale e globale e nella dieta; è questo che praticamente fa partire il colpo in canna. Questi stili di vita diabetogeni individuali e personali riguardano il nostro senso di responsabilità: una dieta ricca di carboidrati raffinati come lo zucchero e la farina bianchi; grandi quantità di grassi saturi cotti di origine animale; gli acidi grassi trans prodotti dalla cottura (soprattutto la frittura degli oli ad alte temperature); cibi poveri di fibre; caffè e bevande con caffeina; il fumo; uno stile di vita senza amore ed esercizio fisico; un elevato grado di stress; la dipendenza dalla tv.


I fattori che contribuiscono all’insorgenza del diabete a livello planetario comprendono il vivere in un ambiente degradato in cui l’aria, la terra e l’acqua sono, come dice l’Environmental Protection Agency (l’Agenzia americana per la protezione ambientale), piene di 70.000 differenti sostanze chimiche, metalli pesanti, pesticidi e altre sostanze tossiche, 65.000 delle quali sono un potenziale pericolo per la nostra salute. L’Environmental Defense Council riporta che, ogni anno, vengono rilasciate nell’ambiente oltre otto miliardi di chili di sostanze chimiche tossiche, inclusi centoquaranta milioni di chili di sostanze cancerogene. Inoltre viviamo in un ambiente mentale ed emotivo sollecitato con messaggi di stress e di morte che arrivano dai media, comprese notizie riguardanti le continue guerre e il terrorismo che affligge il pianeta.

Queste condizioni di degenerazione, gli stili di vita e l’alimentazione che portano al diabete sono emanazioni di questa moderna realtà creata dall’uomo che noi chiamiamo Cultura della Morte.


La cura, a un livello profondo, è allontanarsi dalla Cultura della Morte individuale e globale per abbracciare la Cultura della Vita.

A livello personale ciò significa agire in modo da promuovere la vita e il benessere di ciascuno e del pianeta. Significa osservare un’alimentazione e uno stile di vita in cui l’incidenza del diabete sia minima o inesistente.
A livello di individuo, significa mangiare cibi vivi per almeno l’80% della dieta, biologici,
vegani, con un alto contenuto di minerali, con grassi vegetali per non più del 15-20% (senza grassi animali) e molte fibre; occorre assumere cibi a bassa glicemia e basso indice insulinico, mangiare con moderazione e in maniera personalizzata con un modo di cucinare che sia sostenibile per tutta la vita e con cibi preparati e mangiati con amore. A livello globale significa creare una cultura generalizzata che preveda l’accesso per tutti alla salute, ai cibi biologici e all’acqua, case adeguate e un ambiente libero da sostanze chimiche e inquinanti.


Curare il diabete in questo contesto personale e globale è un atto d’amore verso se stessi e il pianeta. Questo amore è espressione della Cultura della Vita. L’insegnamento che si ricava da questo libro è che l’umanità è stata creata per essere vibrante, viva e in salute. Come si legge nel Deuteronomio 30:19 di 3.400 anni fa: «Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza».


Le cose non sono cambiate. Possiamo ancora fare questa scelta. Questo libro vuole rafforzare voi, professionisti della salute e politici che prendete le decisioni: potete fare questa scelta. Anche nelle circostanze più avverse, è ancora possibile per individui e nazioni motivate scegliere L’ Albero della Vita con il suo programma di 21 giorni come atto d’amore e di consapevolezza.
L’ispirazione per questo libro è arrivata da un film sul diabete e gli alimenti vivi realizzato dal Centro di ringiovanimento dell’Albero della Vita di Patagonia, in Arizona. L’idea originale era di realizzare un film sugli effetti di una dieta a base di cibi crudi per trenta giorni. Io suggerii fortemente che sarebbe stato più interessante per il pubblico comprendere dal film l’effetto dei cibi vivi sui diabetici, persone cioè calate nella Cultura della Morte stile McDonald. 


Basandomi sulla mia esperienza clinica nella cura naturale del diabete su persone motivate, ero certo che quegli stessi principi avrebbero funzionato
anche su altri gruppi di diabetici. Mi pareva estremamente interessante andare a vedere come avrebbe funzionato su gruppi di persone che non avevano alcuna familiarità con la cucina a base di cibi vivi e lo stile di vita conseguente.

I risultati furono sorprendenti. Dei sei che iniziarono il programma, solo uno si arrese. Dal quarto giorno, quattro di loro avevano già eliminato l’insulina o i farmaci orali ipoglicemici e una persona con diabete di tipo 1 era passato da 70 unità di insulina al giorno a 5 unità nel giro di un mese. Uno dei due pazienti con diabete di tipo 1, il cui livello di zucchero nel sangue a digiuno (FBS) sarà illustrato nei capitoli del libro, e per il quale la diagnosi era stata fatta da un medico in ambiente ospedaliero, ritornò a livelli di zucchero nel sangue normali dopo due settimane ed è rimasto così fino da allora.
Due anni più tardi la guarigione persisteva. Un altro partecipante, affetto da neuropatia grave agli arti inferiori, insensibilità dello scroto e dei piedi, che soffriva di deterioramento mentale e di confusione ed era stato preparato all’amputazione del piede, guarì completamente dalla neuropatia e riacquistò lucidità mentale. Anche i tessuti del piede guarirono e il suo livello di zucchero nel sangue tornò normale nelle prime due settimane. Due donne
 che avevano convissuto con livelli di zucchero nel sangue pari a 300 e più malgrado i farmaci, arrivarono a 111 e 130 nel giro di un mese senza medicine. La maggioranza degli altri valori del sangue tornò normale sempre in circa un mese. Lo stato mentale migliorò e in tutti i partecipanti si avvertì una nuova gioia.


Dopo avere constatato i potenti effetti, sullo stato mentale e fisico dei partecipanti, di trenta giorni di alimenti vivi accompagnati da erbe e integratori specifici per i diabetici, capimmo di avere trovato un programma che poteva essere applicato con successo a tutti, poiché quel gruppo trattato era rappresentativo della popolazione occidentale. Il programma di 21 giorni dell’Albero della Vita è molto più efficace dell’approccio basato su trenta giorni di cibi crudi che veniva mostrato nel film. Esso comprende un minimo di sette giorni di digiuno con consumo di soli succhi vegetali che accelera moltissimo l’inversione del processo degenerativo del diabetico. Sulla base della ricerca del dottor Stephen Splinder, è nostra convinzione che la restrizione calorica attivi i geni anti-invecchiamento e teoricamente quelli anti-diabete.

Nel nostro approccio alimentare, non c’è una vera e propria restrizione, ma i partecipanti sono invitati ad assaporare una cucina più salutare e comunque deliziosa. È questo il grande segreto del programma. Nella seconda settimana, un corso di quattro giorni mostra alle persone come sbarazzarsi dell’idea che il diabete sia incurabile. Mostra anche come eliminare ogni attitudine psicologica e abitudine che crea lo stile di vita diabetico. Nella terza settimana le persone imparano a preparare piatti a basso indice glicemico e prendono dimestichezza con la cucina terapeutica. Abbiamo anche previsto un intero anno di follow-up, per seguire e aiutare le persone a mantenere il programma, ed è inclusa la reperibilità telefonica di un infermiere e videoconferenze del dottor Cousens una volta al mese su gabrielcousens.com.

 Tratto da Scienza&Conoscenza










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