
Tratto da
VivaioclorofillaMA LE PIANTE ASCOLTANO LA MUSICA?
E’
un fatto intuitivamente noto a tutte le persone sensibili: ogni forma
di vita, animale o vegetale, vive meglio quando è circondata da amore,
affetto, cura. Da qualche decennio alcuni studi innovativi hanno
evidenziato nelle piante reazioni misurabili elettronicamente con
oscillografi, a seguito di stimolazioni particolari (taglio di rami e
foglie, ustioni ecc.). In particolare gli studi di Clive Backster negli
anni ‘60 negli Stati Uniti, e quelli di poco successivi di Hashimoto in
Giappone, seguiti in Italia da Valerio Sanfo, hanno evidenziato una
sensibilità enorme in quasi tutte le piante testate. Sono state notate
capacità di memorizzazione di fatti e persone (le piante mostravano
paura al rivedere una persona che in loro presenza aveva distrutto
un’altra pianta), una capacità di movimento (collegate a un dispositivo
su ruote), quando non addirittura di scelta (collegate a dispositivi
per l’innaffiamento o per l’illuminazione). Perchè allora non pensare
che possano anche godere di una buona musica?
Certo le piante non hanno orecchie, ma siamo così sicuri, noi, di sentire la musica solo con le orecchie?
CHE COS’E’ LA MUSICA
Si
definisce musica un insieme di suoni articolato e armonioso (e quanta
"musica" di oggi non rientrerebbe in questa definizione!). E i suoni
altro non sono che onde vibrazionali. Ma di vibrazioni
elettromagnetiche noi siamo fatti. La regolazione di molte funzioni del
corpo umano, animale o vegetale è dovuta a onde vibrazionali coerenti
(studi di Froelich, Popp, Del Giudice, Kervran, Vithoulkas e altri
recentissimi sugli effetti dell’omeopatia, della cromoterapia, del
soft-laser, della musicoterapia), e studiosi del calibro di Bienveniste
affermano che qualsiasi sostanza agisce attraverso la sua specifica
vibrazione, piuttosto che grazie alla sua composizione molecolare. La
vita stessa, in una bellissima definizione, non è altro che "luce
compressa", grazie alla fotosintesi che trasforma sostanze inerti in
composti biochimici indispensabili alla vita, tanto nostra quanto delle
piante. Ecco perchè, quando sentiamo una bella musica, che ci colpisce
nel profondo, non sono solo le nostre orecchie a percepirla, ma
l’intero nostro corpo che, attraverso la mediazione del cervello, ne
percepisce il ritmo, la profondità, il timbro e, in sintesi, l’armonia
profonda della sua vibrazione.
PERCEPIRE NEL PROFONDO
Una
persona priva della vista ha una sensibilità ai rumori molto elevata.
Perchè è abituato da sempre a esercitare l’udito come senso "visivo".
Ed è stupefacente osservare come spesso chi non vede "senta" la
presenza di qualcuno in una stanza senza bisogno di alcun rumore.
Altrettanto avviene a chi è privato dell’udito. Con un solo sguardo
riesce a percepire tutti i particolari visivi di un ambiente o di una
persona. Per non parlare poi del tatto di entrambi, enormemente più
sviluppato rispetto a una persona normale. Pensiamo allora ad una
pianta: cieca, sorda, immobilizzata, incapace di toccare alcunchè.
Quali sensi e quali percezioni è in grado di sviluppare verso
l’ambiente esterno? Secondo voi cosa prova ai primi raggi di sole caldi
della primavera? E alla prima acqua di pioggia, dolce e ristoratrice,
dopo mesi di siccità?
MOVIMENTO E PERCEZIONE DEL MONDO ESTERNO NELLE PIANTE
Sono
noti molti fenomeni di movimento nelle piante. Vi è la famosa Mimosa
pudìca, o "sensitiva", che piega tutte le sue foglioline non appena
viene toccata, o le carnivore Dionaea e Nepenthes che si richiudono a
catturare malcapitati insetti. Ma vi sono anche meccanismi molto più
comuni, come il lento movimento delle radici verso le zone più ricche
di nutrimento, o il lento piegarsi verso la luce delle piante
d’appartamento (fenomeno legato ad un’inibizione ormonale). Questi
fenomeni sono tutti spiegabili con meccanismi biochimici più o meno
elaborati. Quello che ci chiediamo è invece come le piante percepiscano
il mondo esterno. Che cosa rappresenta per loro un aumento di
temperatura, un raggio di sole, un taglio di un ramo, l’emissione di un
fiore? L’oscillografo di Backster ci aiuta a capirlo, assegnando una
risposta di variazione del potenziale elettrico ad ogni stimolo esterno.
Vari
studiosi hanno cercato di interpretare queste risposte in diversi modi.
Quello che a noi importa è capire che le piante sentono. Sentono la
compagnia di uomini, animali e piante. La temono (cani, gatti e
unghie!). Gioiscono per un’innaffiatura o per un rinvaso. E godono,
inevitabilmente, quando ascoltano della buona musica.
UNA MUSICA PER LE PIANTE
Esperimenti
inglesi di qualche decennio fa, avevano constatato un incremento nella
produzione di latte di vacche a cui veniva fatta ascoltare musica
classica. Altrettanto era avvenuto con la produzione di galline
ovaiole. Curiosamente però musiche poco armoniche o pezzi di rock duro,
non avevano sortito alcun effetto. Come a dire: non tutta la musica
trasmette vibrazioni positive. La musica che tocca il cuore, quindi, ha
particolari caratteristiche: di ritmo, di armonia, di vibrazione. La
nostra ricerca ha identificato quei ritmi e quelle armonie che possano
fare bene alla pianta. Nella nostra serra crescono rigogliosi e
bellissimi dei Ficus benjamina che ascoltano buona musica
quotidianamente. Non siamo in grado di dire se dipenda solo da questo
(oltre che dalle nostre buone cure), ma ci piace crederlo. Come ci
piace credere che, a causa della profonda unità di tutti gli organismi
viventi, una musica che tocchi nel profondo un uomo, sia in grado di
toccare nel profondo anche una pianta, e viceversa.
PIANTE E MEDITAZIONE
Cosa
c’è di più tranquillizzante del colore verde del fogliame? Nulla sembra
simboleggiare di più la pace e la tranquillità, di una grande quercia o
di un faggio. E la nodosa potenza di un ulivo o di un castagno, non
trova pari in nessun altro simbolo. E quanta gioia di vivere in un
Prunus, in un acero o in un glicine, appena mediata dal trasporto
mistico di un cipresso, di una betulla o di un pioppo italico. Per non
parlare della sensualità di una rosa, di un’orchidea o di un profumato
giacinto. Le piante simboleggiano tutte le nostre doti migliori: forza
interiore, tranquillità, spiritualità, sensualità, fantasia e gioia di
vivere. Rappresentano il perfetto stato zen di spontaneità e di
consapevolezza, desiderando solo ciò per cui esistono (bere, fare
fotosintesi, nutrirsi, respirare, espandersi, riprodursi).
Ovvero
tutto ciò che vorremmo essere e che non riusciamo a diventare. La
pianta incarna in sè, senza fatica, il frutto profondo di ore e ore di
meditazioni, di mesi di riflessione, di anni di preghiera, di decenni
di psicoanalisi.
UN’UNITA’ FONDAMENTALE TRA UOMO E PIANTA
A
livello cellulare, ma soprattutto a livello biochimico, c’è un’identità
quasi totale tra uomini, animali e piante. E la struttura del DNA,
ovvero dei cromosomi, è assolutamente identica. Deriviamo infatti tutti
da un unico progenitore (forse un filamento di DNA, forse un
protobatterio), sul quale poi ci siamo differenziati in autotrofi
(fotosintetizzanti) ed eterotrofi, procarioti ed eucarioti, semplici o
complessi ecc. Il che ci fa pensare che il nostro spirito, la nostra
anima, il nostro principio di identità personale, o come lo si voglia
chiamare, sia in tutto e per tutto comune. L’uomo e la natura sono la
stessa cosa, e l’uomo è molto più dipendente dalla natura che non
viceversa. Le piante sono tra le più antiche abitatrici di questa
terra, molto prima dell’uomo, molto prima dei mammiferi, molto ma molto
prima dei dinosauri. Avranno accumulato un po’ più di saggezza di
quanto siamo stati in grado di fare noi?
LA MUSICA COME ARMONIZZATRICE DI INTERFERENZE
Oggi
noi mettiamo le piante in casa a cuocere accanto a un termosifone o a
gelare sul pianerottolo in inverno, quando il loro ambiente naturale
dovrebbe essere diversissimo. Se il nostro cane prende freddo, o non
può correre ai giardini, ce ne preoccupiamo. Delle sensazioni delle
nostre piante, invece, ce ne scordiamo. L’ambiente naturale in cui si
sono evolute è il silenzio ombroso di una foresta, il quieto sgorgare
di una fonte d’acqua pura, la pace assolata di un deserto, o di un
ventoso litorale. Comunque accompagnate dal silenzio, o dall’armonica
musica della natura, di fiumi, laghi, venti, piogge, mari e montagne. E
noi pensiamo che possano stare bene in compagnia di campanelli,
allarmi, rumori d’autocarri, fumo, frullatori, televisioni, pentolame,
aspirapolvere. Non è così. Ognuno di questi disturbi rappresenta un
piccolo stress per la pianta, che abbinato alla permanenza in vaso, e
agli involontari maltrattamenti dovuti all’ambiente artificiale (luci
al neon, poca luce, fotoperiodo invertito, carenza o eccesso d’acqua,
carenza o eccesso di concimi), richiede una periodica rifasatura. La
musica per le piante ha anche questo scopo: una rifasatura vibrazionale
positiva, che immerga la pianta in un ricordo di sensazioni primitive,
in grado per qualche tempo di riequilibrarla (e forse anche di
riequilibrare noi).
RITMO, IPNOSI E INFLUENZE PSICHICHE
Studi
svolti nell’immediato dopoguerra hanno messo in luce un potente effetto
calmante, legato a ritmi che avessero la stessa frequenza del battito
cardiaco che il feto sentiva nel ventre della madre. Molti suoni in
effetti possono indurre sensazioni diverse: dalla colonna sonora di un
film violento (che induce all’aggressività) o del terrore (in grado di
incutere paura). E i ritmi tribali, ossessivi e ripetitivi (su cui
hanno svolto studi gruppi musicali molto noti, come per esempio i
Talking heads), possono funzionare come droghe per chi li ascolta.
Avanzati studi sono stati svolti anche recentemente sugli effetti della
musicoterapia, di cui la Ludi Sound è coraggioso pioniere (con CD come
"I ritmi di Giada", "Il canto del sonno", "Musica per i Chakra" ecc.).
La musica può quindi avere un effetto biologico. E può influenzare
pensieri e comportamenti, degli uomini come degli animali. L’ipnosi
stessa, usata da molti come vero e proprio strumento medico, si avvale
di suoni o movimenti ripetitivi, attraverso cui riporta il soggetto
curato ad uno stato originario di armonia e suggestione. Questo è lo
stato di purezza originaria a cui vorremmo che la nostra musica
portasse.
UN CONTATTO PROFONDO
Tutto ciò che ha
a che fare con la psiche, o comunque con le nostre sensazioni più
profonde, è influenzato dalla nostra disponibilità e concentrazione.
Lasciamoci dunque trascinare in questa "levitazione" insieme alle
nostre piante, e assecondiamo quanto la nostra mente ci suggerisce di
fare ascoltando (e facendo ascoltare alle nostre piante) questa musica.
Entreremo in contatto con qualcosa di molto profondo, che non sapremo
mai in quale misura provenga da noi e in quale dalla pianta. Certo
questo contatto potrà migliorarci nel profondo, se solo sapremo
lasciarci andare, lasciarcene permeare. Entreremo così in contatto con
un linguaggio diverso dal nostro consueto, e otterremo una compagnia
che ci farà vedere il mondo vegetale con occhi diversi. Lasciamoci
ispirare: una seduta settimanale di ascolto e di meditazione sarà
sufficiente a farci sentire migliori, e a farci consigliare dalle
nostre amiche piante (la cui vista profonda è molto più limpida della
nostra) le cose più degne e giuste da fare nella nostra vita. E avremo
interagito con i "Deva", dèi indiani delle piante, che simboleggiano,
nella visione orientale, la vita interiore di ogni organismo verde.
ISTRUZIONI DI ASCOLTO
Questa
musica va sentita e fatta sentire alle piante con il minor disturbo
possibile dall’esterno. Meglio quindi se con un buon impianto stereo,
senza telefoni che squillano, mogli, figli o amici che vi interrompano
(fateli piuttosto partecipare), ad occhi aperti o chiusi (come
preferite), ma comodi (non importa se sdraiati, seduti, accucciati,
nella posizione del loto), e in grado di eliminare completamente dalla
vostra testa qualsiasi pensiero.
Solo così potrete riuscire a
"sentire" il grazie profondo che le vostre piante vi tributeranno in
cambio del gesto d’amore che dedicate a loro. Lasciate che la musica vi
scorra dentro, vi attraversi come un flusso benefico. E cercate di
percepire ciò che le piante presenti cercheranno di dirvi. Sarà un
linguaggio arcano, e non a tutti riconoscibile, ma ne varrà sicuramente
la pena. In fondo, chissà, attraverso di loro, potreste raggiungere un
poco di più voi stessi. Auguri e buon ascolto.
Note tecniche sulla musica, e sulla sua origine:
Questa
cassetta sperimentale nasce dallo sforzo congiunto di un musicista di
grande valore (Cesare Regazzoni: valsassinese DOC con alle spalle
esperienze musicali di ricerca avanzata (come "I ritmi di Giada" creato
con esperti di musicoterapia, e "Colore incanto", colonna sonora per
una esposizione di quadri a tema, nonchè numerose esperienze
pubblicitarie di un certo rilievo) e di due dottori agronomi (Luca
Speciani e Mario Pria, che operano quotidianamente presso il noto
Vivaio Clorofilla alle porte di Milano), che mettono insieme, oltre ad
una indubbia competenza tecnica e agronomica per quanto riguarda vita e
fisiologia delle piante, una passione sperimentale pluriennale su
metodi "insoliti" di cura delle piante (dai metodi biologici
all’omeopatia, dallo studio degli insetti al recupero della frutta
antica), e di medicina alternativa (training autogeno, induzione
alfagenica, filosofie orientali ecc.).
I ritmi scelti per questa
prima cassetta si basano sul contributo di numerosi studi, alcuni dei
quali citati nell’introduzione. Dalle basi portanti della musica
classica, agli studi sugli effetti del battito cardiaco; dagli studi
sull’ipnosi, all’uso di ritmi tribali, molti sono i parametri di cui si
è tenuto conto. Per esempio si è partiti dall’imitazione di un suono
naturale (vento, fruscìo, temporale), che è stato riportato in termini
comprensibili alla pianta (più che all’uomo). Sono state scandagliate
numerose banche dati di suoni "naturali" (tra cui le note ricerche sui
"Sounds of nature": amplificazioni incredibili di "rumori" naturali,
che vanno dalla linfa che scorre, alla neve in scioglimento). In grado
comunque di smuovere qualcosa nel profondo di entrambi: uomini e
piante. Da lì si è passati gradualmente a diversi tipi di sensazioni,
con modifiche sempre graduali e "avvolgenti". Sono state evitate (ove
possibile) dissonanze, suoni gutturali, cambi repentini di ritmo,
privilegiando l’uso di scale armoniche naturali, di cicli ripetitivi in
numero fisso (musiche tribali e ipnosi) e di ritmi in grado di
trasmettere onde vibrazionali profonde. In questo modo crediamo di
avere prodotto una musica delle sensazioni, delle emozioni, che vuole
arrivare a colpire nel profondo. Qualcuno ci ha fatto notare che,
indipendentemente da qualunque secondo scopo ci fossimo prefissi,
abbiamo creato comunque una musica molto bella e coinvolgente. A noi è
piaciuta: speriamo che piaccia anche a voi.