9/7/2008 - SPAZIO. AI COMANDI DI SPIRIT E OPPORTUNITY: «A SETTEMBRE ENTREREMO NEL CRATERE CHE RACCHIUDE LA STORIA DEL PIANETA»
MARCO PIVATO
Su Marte albeggia il nuovo giorno. Dura una quarantina di minuti in più di quello terrestre e con la California (e la Terra) ci sono, in media, otto ore di differenza. Paolo Bellutta, 51 anni, è italiano, è un fisico ed è ai comandi di «Spirit» e «Opportunity», le sentinelle della Nasa sul Pianeta Rosso. Dagli occhi dei robot gemelli, al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, fissa il cratere Victoria, a 60 milioni di chilometri dal suo naso.
Come si diventa autisti di robot marziani?
«Ho studiato fisica e robotica a Trento. Mi occupavo di “medical imaging”, poi ho pensato che, se volevo continuare ad avere fiducia nei medici, dovevo lasciare. Così ho risposto a un’annuncio del Jpl di Pasadena. Nove anni fa sono entrato nello staff e dopo un anno di addestramento mi sono messo ai comandi di “Spirit” e “Opportunity”».
Dove si trovano ora?
«”Opportunity” è parcheggiato appena dentro la voragine del cratere Victoria. “Spirit” è più lontano. Appena potremo farli ripartire esploreremo le profondità del pianeta: sarà come fare un viaggio nel passato di Marte, perché quel cratere è una stratigrafia fossile».
Che tipo di analisi farete?
«Possiamo ottenere sia immagini sia dati sulla composizione del suolo. I robot sono dotati di telecamere multispettrali, con cui acquisiamo informazioni chimico-fisiche delle rocce».
Come si guidano i robot?
«Non c’è joystick o volante, ma una tastiera. Inserisco i dati dal computer un po’ alla volta e batto “invio”. Gli ordini, a causa dell’enorme distanza, arrivano 20 minuti dopo e lo stesso tempo ci vuole perché le immagini tornino indietro e mi confermino che sia tutto ok».
Che cosa vede?
«Quello che mi trasmettono le telecamere di bordo e a volte, per gli spostamenti fini, i dati degli orbiter “Mars Odyssey”, “Mars Express” e “Mars Reconnaissance”. Quando il tragitto è complesso e devo intervenire per evitare i sassi e le discese più rischiose, imposto un programma automatico con le coordinate del percorso».
Qual è la velocità massima?
«In condizioni ideali 120 metri all’ora, in media 15».
Come è composta la squadra?
«Da me e da Andrew Johnson, oltre a 10 riserve. Cerchiamo di coprire tutte le ore del giorno marziano, con otto turni alla settimana».
Vi capitano spesso incidenti?
«Abbiamo avuto qualche difficoltà, ma lieve. In questi giorni “Spirit” ha le ruote bloccate e siamo costretti a guidarlo in retromarcia. È complicato, perché dobbiamo eseguire i comandi al contrario, ma non c’è il rischio di multe!».
Il momento peggiore?
«Quando si doveva posizionare “Opportunity” all’imbocco del cratere».
E il migliore?
«Ogni volta che siamo riusciti ad andare avanti: finora abbiamo percorso sette chilometri dall’ammartaggio».
La missione è un record: si pensava che i robot esaurissero le batterie in pochi mesi e invece...
«Siamo ancora qui dopo quattro anni e mezzo. Quello che non si dice è che la tecnologia non c’entra: non sono le batterie a esaurirsi, ma i fondi. E la missione ha avuto nuove sovvenzioni grazie al grande successo scientifico e mediatico».
Di recente, però, si è affacciata l’ipotesi di stoppare uno dei rover: che cosa si è deciso?
«Si è discusso, ma la Nasa, per ora, ha cambiato idea».
Che cosa prova per le macchine?
«Pensare alla strada che hanno fatto in questi anni e ai risultati che hanno portato è come vedere i propri figli quando escono con la fidanzatina. Si prova un sentimento ambivalente: di gelosia, per la sottrazione di qualcosa di caro, ma anche di orgoglio. E poi, oltre che a “Spirit” e “Opportunity” sono affezionato a questo lavoro. Sia per le evidenti soddisfazioni sia perché ho il mutuo della casa da estinguere!».
Prossimo obiettivo?
«“Spirit” è spento: i pannelli solari sono troppo impolverati. Speravamo che le tempeste di vento li ripulissero e invece li hanno coperti ancora di più. Su Marte è inverno e quindi aspettiamo che la batteria si ricarichi un po’ alla volta. A settembre-ottobre riprenderemo le operazioni».
Dove si spingerete?
«Ci spingeremo nel cratere. Proseguiremo le analisi dello strato inferiore della banda chiara sulle pareti di Victoria. I rover sonderanno il sottosuolo e ci daranno nuove informazioni sul passato di Marte, sull’attività vulcanica e sull’acqua. Ora ci troviamo in un luogo scosceso e difficile: è un pozzo di segreti da svelare».
Chi è Bellutta Fisico e informatico
RUOLO: DAL 2003 E’ MEMBRO DELLO STAFF DELLA NASA PER LA MISSIONE «MER» («MARS EXPLORATION ROVER»).
RICERCHE: PROGETTAZIONE DI SOFTWARE PER L’«IMAGING» BIOMEDICO.
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