08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
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"Chi ha paura di sognare
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Milano Segreta
Foreste piene di misteri e leggende

Quando in piazza Duomo si trovava il bosco sacro dei celti, in cui i druidi amministravano i culti e facevano sacrifici, anche umani, agli dei

Il chiarore che filtra dall’alto penetra solo in sottili lame di luce attraverso il folto della vegetazione. L’oscurità non è nemeno scalfita da questi pochi raggi e tutto sembra spettrale. Animali striscianti si muovono e si contorcono tra le foglie del sottobosco. I possenti tronchi degli alberi grondano ancora del sangue delle vittime. Un po’ più avanti uno spiazzo. Là la luce del giorno arriva meno tormentata e si riflette sulle spade ritorte, sulle armature ammaccate, sui carri distrutti. Il sacrificio è stato compiuto e i druidi ormai se ne sono andati. Restano tutto intorno le immagini degli dei che fissano il mondo con le loro orbite vuote di legno o pietra. Più in fondo, al centro del bosco, una pila di ossa animali e umane, ordinate a formare una piccola piramide, ricorda che quello è un luogo di uccisioni. La pietra scolpita che funge da altare sembra echeggiare ancora delle grida dei sacrificati. Solo i teschi mancano.

BOSCO SACRO - Questo forse è quello che avremmo incontrato passeggiando per piazza Duomo più o meno nel 500 a.C. I celti, guidati dal motto «meglio morire che invecchiare inattivi» (come ci tramanda Silio Italico, un poeta di epoca romana), si erano spostati dai territori a nord delle Alpi verso la pianura Padana, forse alla ricerca di cibo. Divisi in una moltitudine di popoli, che erano vere e proprie entità politiche autonome, i celti si spartirono il Nord Italia. La popolazione degli insubri occupò la zona intorno all’attuale Milano. Cuore dell’insediamento celtico fu senz’altro la zona dedicata al culto che, almeno in un primo momento, doveva essere un nemeton, un bosco sacro. Probabilmente si trovava nella parte più centrale dell’insediamento, quella che oggi è piazza Duomo. E il bosco sacro era questo, il luogo dove i druidi amministravano la religione. Nel bosco si conservavano le insegne militari e i trofei di guerra. Il bosco era il luogo dove si offrivano agli
dei i doni che altro non erano che oggetti di uso comune, armi o gioielli per esempio, che però venivano preventivamente danneggiati per scoraggiare eventuali ladri dal compiere furti. Ma il bosco sacro era anche il luogo in cui si effettuavano i sacrifici.

MORTI CRUENTE - I sacrifici degli animali erano molto diffusi e spesso si ricorreva anche ai sacrifici umani. Si preferiva immolare delinquenti o prigionieri di guerra, ma in caso di necessità non si rinunciava a uccidere degli innocenti. Le morti erano sempre cruente. Diodoro racconta di vittime impalate o crocifisse. Mentre Cesare parla di simulacri divini riempiti di uomini e poi dati alle fiamme. Alcune antiche descrizioni si soffermano sul fatto che questi boschi sacri, molto lontani dal sembrare dei paradisi terrestri, erano così oscuri e terrificanti che nemmeno il vento, la luce o gli uccelli osavano avventurarcisi. In epoca più tarda l’insediamento degli insubri a Milano divenne sempre più simile a una città come la intendiamo oggi. Nella parte centrale si trovava il luogo di culto e i nuclei in cui si amministrava il potere. Lungo la via principale c’erano le botteghe degli artigiani che lavoravano il bronzo e l’oro con rara maestria. Intorno, il quartiere
residenziale fatto di piccole case in legno con il tetto di paglia. Un po’ più lontano ci dovevano essere invece i campi coltivati e gli allevamenti (a Milano in particolare si allevavano i maiali). Il villaggio era interamente circondato da mura. Nel caso di Milano probabilmente di legno.

MADRE TERRA - In questo periodo anche il bosco sacro mutò il suo aspetto e divenne una costruzione, forse in muratura e legno. Come in molti casi in Europa nelle colonne e negli architravi della costruzione trovavano spazio le teste tagliate o i crani dei nemici. I celti avevano sviluppato un vero culto intorno alla testa, che ritenevano sede del valore di un guerriero. Possedere le teste dei nemici uccisi significava possedere la loro forza. E quindi i crani si usavano come coppe rituali per bere, nelle case si conservavano bauli di teste impagliate che spesso venivano appese anche fuori dalle porte. E il tempio era il luogo dove si tenevano la maggior parte delle teste. Nel tempio di Milano con ogni probabilità si adorava una divinità femminile. Polibio racconta che quando i romani conquistarono Mediolanum, i celti tolsero dal tempio dedicato ad Atena le sacre insegne. Quindi i romani identificarono la dea adorata a Milano con la loro Atena. In realtà con ogni
probabilità si trattava di una dea che incarnava la Madre Terra e simboleggiava il principio della procreazione. Non sappiamo quale fosse il suo nome anche se genericamente è indicata come Grande Dea o Potnia. Secondo altri si tratterebbe di Belisama.

MADONNA NERA - Curiosamente nel centro di Milano, dove sorgeva il tempio dei celti, i romani edificarono un edificio consacrato a un’altra dea femminile, Minerva. E i cristiani dopo di loro continuarono su questa strada costruendo prima una chiesa dedicata a Santa Tecla e successivamente il Duomo, che è consacrato Santa Maria Nascente. Questa continuità nell’adorazione di un culto femminile è espressa anche in una leggenda che vuole che nei sotterranei del Duomo dove si troverebbe una fonte sorgiva (i culti legati alla fertilità come quello della Madre Terra sono spesso associati all’acqua, elemento portatore di vita), si trovi ancora un bacino circondato da sculture di divinità magiche e misteriose tra le quali una Madonnna Nera, simulacro adorato già in epoca celtica. Non deve stupire che si desse tanto spazio a una figura femminile visto che per i celti la donna aveva un ruolo quasi paritario a quello dell’uomo. Le donne potevano succedere al trono, potevano scegliere
il consorte, disponevano liberamente dei loro beni, godevano di diritti politici e potevano prendere parte alle assemblee (caso unico nel mondo antico) e soprattutto sembra partecipassero anche alla guerra. Diodoro ricorda la loro forza e il loro coraggio e Ammiano Marcellino racconta che non era raro che picchiassero i loro mariti.

SACERDOTI - Accanto al tempio, forse in un grande recinto, si amministrava anche il potere politico. Ancora ai druidi spettava questo compito. I druidi, i sacerdoti della quercia, come racconta Cesare, erano tenuti in grande considerazione. Per diventare un druido bisognava studiare per vent’anni e apprendere tutto sull’anima, sugli astri, sulla natura e sull’arte della divinazione e soprattutto imparare a preparare la mitica bevanda che propiziava la salute e la fertilità. Per farla i druidi usavano il vischio che staccavano dai tronchi delle querce con un falcetto d’oro. La loro estrema saggezza faceva si che di fatto amministrassero anche il potere politico e giuridico diventando quindi più importanti dei re. Le decisioni si prendevano in un’assemblea a cui partecipavano i ceti più alti e in cui si discuteva per ore. Tutti gli autori antichi indicano i celti come grandi oratori e famoso è il modo in cui si interrompeva qualcuno che stava parlando. Strappandosi gli
abiti di dosso.

LIBAGIONI - Negli stessi recinti in cui si svolgevano le assemblee si compiva anche un’altra tipica usanza celtica: il banchetto. Le libagioni potevano durare per parecchi giorni di fila ed erano allietate dal suono dell’arpa dei bardi che cantavano le gesta degli eroi del passato. Milano fu abitata da questi uomini alti, biondi, con i baffi lunghi e la pelle bianca come il latte fino al 222 a.C., quando i romani conquistarono la città dopo una delle più sanguinose battaglie che la storia ricordi. Qualche anno dopo gli insubri strinsero un’alleanza con il cartaginese Annibale che era arrivato in Italia con i suoi elefanti per scatenare una rivolta contro Roma. Inizialmente la situazione volse a favore dei celti che con il cartaginese riuscirono a scacciare i romani dal Nord Italia e a regalare a Milano l’illusione della libertà. La vendetta di Roma però non tardò ad arrivare e fu implacabile. Milano fu sottomessa nel 194 a.C. da Valerio Flacco e il modo di vivere dei
celti lentamente si mischiò a quello romano fino a diventare inestricabile.

Bibliografia: Alexander Demandt, «I celti», il Mulino; Marco Fulvio Barozzi, «Tracce Celtiche», Edizioni della Terra di Mezzo; Andrea Accorsi - Daniela Ferro, «Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti», Newton Compton Editori

Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti
04 marzo 2008

http://www.corriere .it/vivimilano/ arte_e_cultura/ articoli/ 2008/03_Marzo/ 04/druidi_ boschi_sacri. shtml




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