
Suona il campanello: " Sono il garzone del fiorista, signora; le ho
portato una pianta " "Grazie, metta pure qui, sul caminetto. Molto
gentile. Arrivederci." Ed ecco che la bella pianta ricevuta dalla
signora viene subito collocata sul caminetto, che, se in funzione, la
essiccherà nel giro di qualche giorno, o la farà soffrire per carenza
di luminosità.
Proprio ieri parlavo al telefono con una cara parente che si lamentava della durezza dei lavori domestici.
"Sai,
anche le piante, sono un peso! Quando si va via per qualche giorno,
bisogna spostarle tutte sotto il lucernario. Ho provato a lasciarle
fuori, e sono morte! L’anno scorso, a Pasqua, visto che in casa davano
fastidio, le ho messe nella serretta fredda. In una settimana (ha fatto
molto caldo) sono morte di sete! Non sai mai come regolarti!
Troppo
spesso si è indotti a considerare le piante come oggetti, come elementi
d’arredo, e quindi a sistemarle in funzione dell’arredamento stesso.
Bisognerebbe, invece, fare il contrario. Dobbiamo cosiderare che le
nostre piante sono degli esseri viventi e per noi devono contare come i
nostri animali domestici, il gatto od il cane. Ogni pianta ha le
proprie esigenze: occorre conoscerne il genere e la specie e seguirle
nella loro crescita. E per capire cosa fare, bisogna guardarle,
toccarle, parlare con loro.
Proviamo a rivedere, con un
minimo di senso critico, le più diffuse credenze che riguardano le
piante. Vedrete che ci sarà da stupirsi.
* E’ vero che le piante sentono?Le
piante non sono dotate di orecchie. Però possiedono dei meccanismi
molto evoluti di contatto con la realtà circostante. Mi hanno sempre
colpito gli esperimenti condotti negli U.S.A. da Cleve Backster, un
esperto in macchine della verità che ha lavorato per la C.I.A. negli
anni ‘60. Un giorno, mentre sorseggiava un caffè, pensò di collegare il
suo galvanometro ad un tronchetto della felicità. Quindi immerse
l’estremità di una foglia nel caffè bollente; ciò che ottenne fu
straordinario: una risposta immediata della pianta attraverso
l’emissione di un picco emozionale. In seguito si capì che la pianta
riusciva a discernere l’intenzionalità di effettuare un danno ad essa
stessa, riconoscendo perfino i bluff. Gli esperimenti si
moltiplicarono: le piante erano capaci di reagire a qualunque tipo di
stimolo esterno (ad esempio un cane abbaiante entrante improvvisamente
in una stanza) ed ai pensieri od alle attenzioni del loro possessore
sia che egli fosse nella camera accanto, o anche più lontano.
Le
piante dunque reagiscono, forse non emotivamente, ma comunque
fisiologicamente. Meglio allora non pensare alle urla emesse dai fili
di erba al rumore del tosaerba incalzante.....
* Bisogna parlare con le piante?Molte
signore (che sono in genere molto più delicate ed attente ai problemi
delle piante), ci testimoniano quotidianamente, nel nostro vivaio,
quanto le loro piante apprezzino parole, coccole e vezzeggiamenti. In
virtù di quanto sopra detto è probabile che vi sia una risposta
fisiologica di benessere alle buone parole. C’è comunque un’altra
spiegazione di tipo "chimico". Il prodotto della nostra parola, come
del nostro "respiro" è la CO2 (anidride carbonica), che è l’alimento
base per l’esecuzione della fotosintesi. Ecco allora che, parlando
vicino ad una foglia, eseguiamo una mini-carbonicazione, a somiglianza
di ciò che viene artificialmente fatto in molte serre, per aumentare
l’efficienza fotosintetica.
* E’ dannoso dormire con una pianta in camera?No.
La quantità di ossigeno sottratta di notte è comunque inferiore alla
quantità di ossigeno fornita di giorno. Il bilancio è dunque positivo.
Inoltre è stato calcolato, per raffronto, che una persona di notte
consuma molto più ossigeno di una pianta. Quindi se siete indecise tra
il Ficus e vostro marito, cacciate pure dalla camera il marito (c’è
infatti un grosso vantaggio: il Ficus non russa!)
* * *
[E
ora, gia che ci siamo, un po' di notizie anche su come tenere le nostre
amate, belle e sensibili piante che sembrano avere sentimenti ed
emozioni come noi.]
* * *
* Dove collocare una pianta?
Bisogna
immedesimarsi nella pianta. Le cellule vegetali sono in parte diverse
da quelle animali. Le piante non sono mobili e non hanno neppure organi
di locomozione. Dove nascono, crescono e si sviluppano, adattandosi.
Non andrebbero quindi mai spostate. Gli indecisi, che variano ogni
giorno posto o camera, modificano continuamente condizioni di
luminosità, umidità, temperatura, obbligando le piante a nuovi e
continui adattamenti.
Conoscere le esigenze di luce, umidità, temperatura di una pianta, significa potere offrire ad essa ciò di cui ha bisogno.
* Esistono piante d’appartamento e piante da esterno?
Tutte
le piante sono in un certo senso da esterno. Questo vuol dire che in
casa potremmo tenere qualunque tipo di pianta, a patto di avere spazio,
luce, temperatura, umidità. Quelle che noi coltiviamo in casa sono,
quasi tutte, originarie dell’Africa o dell’Asia tropicale e vivono
quindi in foreste umide lussureggianti, con livelli di umidità relativa
prossimi al 100%. Il sottobosco è costantemente ombroso ed il terreno è
ricchissimo di sostanza organica in decomposizione; la temperatura è
costante tutto l’anno. Nei nostri appartamenti dovremmo dare dunque
temperature ed umidità elevate e costanti, e terreni ricchi e fertili.
Le piante delle foreste tropicali, vivendo in substrati così ricchi,
non sviluppano radici lunghe o fittonanti; ecco perchè quasi tutte
stanno bene anche in vaso.
* E’ un problema la vicinanza al calorifero?Le
pianti tropicali al caldo starebbero benone. Il problema, derivato, è
invece quello dell’ambiente secco. Bisogna umidificare tantissimo e
bagnare abbondantemente. La temperaratura influenza la crescita:
aumentando fa aumentare le dimensioni della pianta. Tra le piante più
esigenti (la temperatura non deve mai scendere sotto i 15°C):
Aglaonema, Anthurium, Aphelandra, Calathea, Cissus, Codiaeum,
Dieffenbachia, Phittonia, Philodendron, pothos. Meno esigenti (da serra
fredda, cioè con temperature mai sotto i 10°C): Cordilyne, Dracaena,
Ficus, Nephrolepis, Pilea, Sansevieria, Schefflera, Tradescantia.
Rustiche (resistono anche in piena aria in regioni a clima invernale
mite: Agave, Aspidistra, Aucuba, aralia.
* Bisogna tenere la pianta in vasi stretti?Sentiamo
sempre più circolare questa credenza che non ha alcun fondamento. Le
piante scelgono di fiorire, cioè di riprodursi, quando trovano un
ambiente adatto, cioè il più favorevole possibile. Questo aiuta la
diffusione e la conservazione della specie. Avere vasi grandi significa
avere più terriccio a disposizione, più sostanze nutritive da
assorbire, maggiore espansione dell’apparato radicale. Non esiste
nessuna competizione, all’interno della stessa pianta, tra organi
differenti: cioè non sono in competizione i fiori con le radici, ne’ le
foglie si sviluppano a scapito dei frutti, ma tutto cresce
armonicamente. Più crescono le radici, più si sviluppa la pianta e più
avrà possibilità di fiorire. La fioritura, poi, sarà influenzata da
altri fattori, come il fotoperiodo, ma non certo dal vaso stretto.
Pensate
che in piena terra, per ogni pianta che vediamo, a parità di chioma
corrisponde parità di apparato radicale. Immaginate quindi quale tipo
di sofferenza possa patire una pianta qualsiasi per il solo fatto di
vivere in un vaso stretto! Ecco perchè quelle che riusciamo meglio a
coltivare in casa sono quelle tropicali, a patto di fornire loro un
terriccio molto ricco.
*A cosa serve il tutore?Molte
piante, come ad esempio il Philodendron, hanno un portamento lianoso.
Nelle foreste si abbarbicano su altre piante, cercando la luce e
formando intrecci inestricabili. Quando i fusti prostrati si sviluppano
orizzontalmente o sul terreno, in corrispondenza dei nodi si formano
radichette. La pianta così si espande, captando nuove sostanze
nutritizie o moltiplicandosi in caso di rottura dei fusti.
I
tutori sono ricoperti di torba di sfagno e rappresentano, dunque, un
organo di sostegno per la pianta. Inumidendo tuti i giorni ed irrorando
con fertilizzanti liquidi, favoriamo un miglior ancoraggio ed una più
efficente nutrizione.
* Bisogna tagliare le radici aeree?Le
radici prodotte dai nodi dei fusti di Philodendron spesso sono
antiestetiche, però hanno uno scopo preciso. La pianta le emette per
cercare nuovo alimento. Spesso però escono dalla superficie dei vasi e
non coprono nulla. In tal caso bisogna inserirli nel terriccio per non
sprecare sostanze nutritive. Se sono già nel terreno vanno
assolutamente lasciate, in quanto sono una via di ristoro aggiuntiva
all’apparato radicale.
* E’ giusto tenere le piante vicino alla finestra?Sicuramente
sì. La luce è essenziale per la vita di una pianta; è ciò che permette
la fotosintesi clorofilliana. La casa ottimale delle piante è la serra,
in cui la luce arriva dall’alto e da tutti i lati. Nelle nostre
abitazioni, invece, è direzionata, quindi diventa un fattore limitante.
Ma attenzione: le piante arrivano a sfruttare fino al 30% della
quantità massima presente in esterno (il resto è in esubero, perchè
viene sprecato a causa di un fenomeno chimico, detto fotorespirazione,
che consuma i prodotti della fotosintesi). Le nostre case, quindi,
specialmente per alcune piante tropicali ombrofile, non sono poi tanto
male. Tra le piante meno esigenti: Aglaonema, Aspidistra, Anthurium,
Sansevieria, pothos.
Un gradino sopra, quindi un poco più esigenti: Cissus, Clivia, Dracaena, Peperomia, Pilea, Tradescantia.
Decisamente
più esigenti in luce Aeonium, Crassula, Echeveria, Euphorbia,
Kalanchoe, tutte crassulacee, Kentia e Ficus benjamina.
* Acqua: una volta alla settimana?Abbiamo
visto che l’acqua è uno dei reagenti chimici della reazione
fotosintetica (funge da donatore di elettroni). Ma quanto bisogna
bagnare? Premesso che ogni pianta ha le proprie esigenze, è difficile
suggerire una ricetta precisa. Dipende anche dall’appartamento: calore,
luce, correnti, sono tutti fattori che influenzano la traspirazione. Il
consiglio migliore è quello di guardare la pianta: sarà essa a
suggerirci quando bagnarla; in particolare osserviamo le foglie (quando
comincia l’appassimento) ed il terreno (asciugandosi schiarisce).
Abituiamoci a tastare la terra anche in profondità per percepire se sia
secca, ricordandoci che le persone dal pollice verde si riconoscono
perchè hanno l’indice nero!
* Bisogna lasciare l’acqua nel sottovaso?Quando
la pianta viene bagnata, va usata una buona quantità d’acqua.
Annaffiamo da sopra e non da sotto: l’acqua stessa deve defluire
trascinando con sè gli elementi fertilizzanti che vengono assorbiti
dalle piante. Se invece irrighiamo solo il sottovaso, la pianta
assorbirà unicamente l’acqua e ciò che vi è disciolto. Il modo migliore
di procedere, poi, è allontanare l’acqua reflua, così come avviene nel
terreno, dove viene drenata dagli strati sottosuperficiali. Altrimenti
si potrà lasciarla nel sottovaso fino a quando la pianta la riassorbirà
completamente attraverso i fori presenti nel vaso. Quando la terra sarà
completamente asciutta, irrighiamola nuovamente con abbondanza. Vi deve
essere perciò un’alternanza tra asciugatura e bagnatura. L’asciugatura
favorisce l’entrata nel terreno dell’ossigeno ed il suo assorbimento
radicale (le radici infatti non fotosintetizzano, ma respirano). Fino a
che c’è acqua, tuttavia, non c’è ossigeno (infatti nell’acqua è
pochissimo disciolto), con rischio di asfissia radicale. Molti problemi
alle piante d’appartamento sorgono a causa degli eccessi d’acqua. I
sintomi, (ingiallimenti, apparenti appassimenti), vengono confusi
spesso con la carenza, inducendo facilmente in errore.
* Vasi in plastica o vasi in cotto?Il
cotto è poroso (favorisce l’entrata dell’ossigeno), però si macchia di
bianco (a causa del calcare) o di verde muschio (usate aceto o solfato
ferroso per pulirlo). La plastica è leggera, non si rompe e costa meno,
anche se è meno porosa. Personalmente preferisco vasi in cotto per
l’esterno, in plastica per l’interno; però attenzione: devono essere
ben bucati e drenati. I coprivasi (di plastica, rame, o ceramica)
impediscono di avere sotto controllo visivo l’acqua reflua: meglio
scegliere, quindi, i classici sottovasi. Anche i contenitori con la
riserva d’acqua possono creare problemi; le radici si infilano nella
griglia di separazione, finiscono nello strato d’acqua ferma e
fermentano anzichè respirare.
* E se la pianta "suda"?Si
tratta di un fenomeno normale. La guttazione, cioè la fuoriuscita di
acqua dagli stomi (le aperture attraverso le quali, nel mesofillo
fogliare, avvengono gli scambi gassosi), è collegata ad un leggero
stato di eccesso idrico.
* Perchè il "beniamino" perde le foglie d’inverno?E’
un evento piuttosto frequente dovuto spesso al cambio di collocazione
dall’esterno (d’estate) all’interno (d’inverno). E’ quindi una risposta
negativa, di non gradimento, della pianta, che vede cambiate le
condizioni ambientali. Il motivo principale è da ricercare nella
carenza idrica generata dall’ambiente secco degli appartamenti quando i
caloriferi sono accesi. Il Ficus benjamina è una pianta molto esigente
e, diversamente da quanto riportato su molti testi, deve essere ben
bagnata. Attenzione: se ha possibilità di recupero, non potatela,
perchè ha tendenza a risvegliare le gemme anche sui rami apparentemente
disseccati.
* Quando rinvasare?
Ve lo
suggerisce la pianta stessa, attraverso l’evidenziazione di
appassimenti, intristimenti, decolorazioni della lamina, fuoriuscita di
radici da sopra e da sotto il vaso. Togliendo il contenitore si può
osservare spesso il cerchiaggio delle radici (in tal caso le radici si
sviluppano concentricamente intorno alla circonferenza interna del
vaso). Più il contenitore è grande e meglio sta la pianta. Il rinvaso
si può effettuare in qualunque momento dell’anno. La casa è infatti un
ambiente stabile. Attenzione però a non danneggiare in alcun modo le
radici esistenti.
* E l’argilla espansa, a cosa serve?
E’
un materiale drenante che dona quella macroporosità che favorisce il
deflusso delle acque. Si mette in fondo al vaso, e ne bastano due o tre
dita. Talvolta è mescolata ad alcuni terricci: infatti ha una forte
capacità di trattenimento dell’acqua. Messa sopra la superficie del
vaso, invece, non ha alcuna utilità, se non estetica. Non ha alcuna
utilità nemmeno contro l’azione dei gatti, che, al contrario, ne sono
attratti, perchè vi giocano.
* Le radici vanno tagliate?Sono
sempre stato contrario ai tagli delle radici. Sono organi assorbenti,
quindi vanno rispettate, anzi più piccole sono e più attività hanno.
Quindi ripiegatele all’interno del nuovo vaso e copritele con la terra.
Premete bene la terra nel nuovo vaso: il contatto del terriccio con le
radici deve essere molto intimo.
* " Dottore, la mia pianta ha i vermi!" .Se
si utilizzano terricci molto ricchi di humus, spesso vi si ritrovano i
lombrichi, che non sono affatto dannosi, ma utilissimi, in quanto
metabolizzatori della sostanza organica e costruttori di humus.
Rispettiamoli!
* E se arriva l’estate....Portate
fuori le vostre piante quando la temperatura esterna è uguale a quella
interna (costanza di condizioni!), ma attenzione alle scottature. Le
piante vanno abituate alla nuova esposizione a poco a poco. Perfino un
gelsomino, notoriamente amante del sole, può scottarsi appena messo
fuori. I tegumenti verdi sono come la nostra pelle ed hanno bisogno di
adattarsi alle mutate condizioni di luminosità. Abituate le piante al
sole, oppure schermatele con tenui reti ombreggianti.
* E le composizioni?Spesso
uniscono piante a diverse esigenze nello stesso vaso e sovente i
contenitori non sono bucati. Il consiglio è quello di cercare di
suddividere le varie piante e farle crescere separatamente.
Positivo
è invece l’accorpamento: la creazione, cioè, di piccoli gruppi di
piante, che, vicine le une alle altre, creano un microclima fatto di
scambi gassosi ed idrici.
* E’ vero che il tronchetto della felicità porta i ragni?Bisogna sfatare anche questa leggenda: ne’ la Dracaena fragrans, ne’ la Yucca aloifolia sono portatrici di alcun tipo di ragno.
* Il limone fa i frutti in casa?Può
produrre fiori, che però devono essere impollinati da insetti o dal
vento. Che in casa, ovviamente, scarseggiano. L’ambiente ideale rimane
la serra fredda o la veranda molto ben illuminata, viste le grandi
esigenze di luminosità della pianta.
E per trarre qualche conclusione?Per
essere felici con le proprie piante bisogna non solo guardarle ed
apprezzarle, ma anche imparare ad amarle. La verità, infatti, sta
spesso in ciò che non si vede. E nel caso delle nostre amiche è ancora
più vero, perchè ciò che non si vede sono le radici, il terreno,
l’inizio e la fine di ogni cosa, ciò da cui si parte e dove si arriva.
Come la nostra memoria e quello che non riusciamo mai ad ammettere.
Tratto da
Vivaioclorofilla